Sabato 21 ottobre – in occasione della Giornata Missionaria Mondiale – si è tenuta a Brescia la XXXIII edizione del Premio “Cuore Amico” (Associazione bresciana fondata nel 1980 dal sacerdote don Mario Pasini che ha come scopo il sostegno all’attività dei missionari nel mondo) . Il riconoscimento (noto anche come il “Nobel Missionario”) viene conferito ogni anno a personalità che, nelle tante terre di missione rendono concreti gli insegnamenti del Vangelo a favore delle situazioni di estrema marginalità.

Tra i premiati per questa edizione, il veneziano Padre Antonio Polo. Salesiano, sacerdote dal 1967, tre anni dopo la sua ordinazione andò missionario in Ecuador, iniziando a svolgere una intensa attività pastorale (e sociale, nel senso più alto del termine) nella parrocchia di Salinas de Guaranda costituita da piccoli agglomerati di capanne di paglia a 3.550 metri sulle Ande. Vi trovò una situazione di indigenza assoluta ed una comunità fiaccata dal giogo del latifondo e dal sopruso dei ricchi possidenti terrieri.

Nel tempo, con il lavoro di Padre Polo e di tanti giovani che si impegnarono oltre ogni immaginazione, quella comunità crebbe in coscienza, auto-coscienza fino a diventare oggi un autentico “caso di scuola” nei processi di sviluppo umano integrale e sostenibile, nonché un vero e proprio “laboratorio cooperativo”.

Dalla voce di Padre Antonio Polo il senso della sua “missione” in Ecuador.

A consegnare il riconoscimento a Padre Polo (vedi foto qui sotto), il Presidente della Fondazione Tertio Millennio ETS e della Federazione lombarda delle BCC Alessandro Azzi.

“Grazie a Padre Antonio e ad altri che con lui avviarono un percorso di ri-generazione –  penso al comune amico Bepi Tonello, promotore di tante banche cooperative di comunità sulle Ande – ha ricordato Azzi – prese vita quella l’esperienza originale della comunità di Salinas, basata su alcuni elementi centrali: la presa di coscienza della possibilità di invertire una strada apparentemente segnata; la centralità del Vangelo ed il sostegno della Chiesa locale; la sperimentazione del valore solidaristico della cooperazione; la creazione di una comunità partecipativa, capace di invertire finalmente il cosiddetto “flusso della ricchezza”.

“Oggi – ha proseguito ancora Azzi – Salinas è una piccola comunità cooperativa dove “convivono” persone operose, che hanno dato vita ad un lanificio, ad una fabbrica di cioccolato, ad una azienda per la trasformazione dei funghi, ed a molto altro, il tutto con la propulsione della “Cooperativa de Ahorro y Credito”, la banca cooperativa di comunità, vero cuore pulsante della comunità economica”. Passando quindi a sottolineare proprio l’apporto unico e insostituibile della cooperazione di credito nel processo di sviluppo di Salinas e di molte comunità campesine sulle Ande.

“Nel 2002 come presidente di Federcasse – ha concluso Azzi – ebbi l’onore e l’orgoglio di avviare quel grande processo che ha preso il nome di “Microfinanza Campesina in Ecuador” che in venti anni ha visto la nascita, la crescita e la diffusione sulle Ande di centinaia di piccole banche di villaggio, oggi moderne banche di comunità. E’ un progetto che ancora oggi come Banche di Credito Cooperativo e come Fondazione Tertio Millennio sosteniamo convintamente, consapevoli della attualità e della forza della solidarietà cooperativa, che non ha come in questo caso, confini di sorta”.