Il Giubileo rappresenta un momento di rinnovamento non solo spirituale ma anche per guardare ad una nuova economia.

Nella “Spes non confundit”, la Bolla d’indizione dell’Anno Santo 2025, Papa Francesco, sulla scia dei suoi predecessori, chiede di cancellare i debiti come strada da seguire per giungere alla pace.

Sul nuovo numero della rivista Credito Cooperativo approfondiamo questo tema con un’intervista di Giampiero Guadagni a Giulio Guarini, professore di Economia politica all’Università della Tuscia (Viterbo). Insieme a padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, Guarini ha scritto “Economia sabbatica” (Marcianum Press), un libro che sviluppa su basi scientifiche e culturali questa idea di Papa Francesco.

“Economia sabbatica”, una riflessione critica sull’economia odierna

“L’economia sabbatica all’interno della Bibbia – spiega Guarini – è una tradizione di promozione della giustizia sociale ed economica con grande rispetto per la natura. Si parte dal termine Shabbat nella Genesi, la festa del riposo, di contemplazione e valorizzazione di ciò che è stato creato. Lo Shabbat è la non accumulazione. Il passo successivo è la manna. Le prime regole di convivenza per il popolo d’Israele riguardano la distribuzione di questa manna in modo che tutti siano soddisfatti a sazietà. Collegato è il tema del Giubileo come cancellazione del debito e della condivisione. La condanna della ricchezza nella Bibbia è condanna della ricchezza accumulata. In questa ottica si può dire che la prima Enciclica sociale non è la “Rerum Novarum” di Leone XIII del 1891, ma la “Vix Pervenit” di Benedetto XIV del 1745, che condanna con forza la pratica dell’usura e altri illeciti guadagni”.

Nel libro “Economia sabbatica” c’è anche la proposta di collegare il condono del debito finanziario al salvataggio della Terra. “L’intuizione di Papa Francesco – spiega Guarini – è il concetto di debito ecologico. Se il Sud ha un debito finanziario nei confronti del Nord del mondo, il Nord ha un debito ecologico nei confronti del Sud. Il benessere economico del Nord del mondo è infatti frutto di prestiti in termini di risorse naturali da parte del Sud. Così si uniscono il discorso finanziario e quello ambientale. Mettere assieme i due debiti è un modo per dare attenzione alle tecnologie verdi che potrebbero aumentare la domanda di terre rare nel Sud. Non c’è transizione ecologica se non ci sono investimenti finanziari”.

Le possibili conseguenze di una guerra commerciale

Un momento particolare quello in cui cade questo Giubileo, con la guerra commerciale causata dai dazi voluti dall’attuale amministrazione Usa. Con una serie di conseguenze. “A lungo termine – sottolinea Guarini – è difficile immaginare le conseguenze. Quello che sta avvenendo a breve è la crescita di incertezza finanziaria e di instabilità politica, i grandi nemici per imprenditori e operatori finanziari. Gli Usa hanno un deficit commerciale strutturale molto importante che ha causato deindustrializzazione e disoccupazione in alcuni settori. Questo è un problema interno che l’America tende a scaricare sul resto del mondo. E che invece bisogna affrontare sotto forma di cooperazione internazionale. Quanto ai Paesi più poveri, siamo di fronte a un grande paradosso. Di solito le politiche tariffarie prendono il via con la dottrina di protezione delle industrie emergenti: quando nascono non sono competitive sui mercati internazionali, hanno bisogno di tempo. Se le tariffe vengono messe in atto da una potenza economica, il significato è un altro. Il presidente Mattarella a novembre è andato in Cina con una delegazione politica e universitaria e ha sottolineato come in un tempo di frammentazione politica bisogna ripartire dai legami culturali tra Paesi: la “via della seta” è via del commercio, di condivisione e cooperazione tra popoli. Oggi invece il commercio internazionale sta diventando il campo di battaglia”.

Una nuova finanza che sia strumento di sviluppo.

E’ tempo, dunque, di una nuova finanza che “deve tornare a essere quello che è sempre stata: strumento di sviluppo. Tutti i prodotti finanziari nascono per aiutare l’economia. I contratti derivati nascono per facilitare i commerci dell’agricoltura, settore legato alle incertezze del meteo. Poi i derivati sono diventati strumento di speculazione. Lo stesso è accaduto per banconote, cambiali, assegni. Oggi la finanza è per la finanza”. Tornare, dunque, banche che siano anche “banche di territorio, come il Credito Cooperativo, che ha davvero una forza in più per essere strumento di sviluppo. Condivisione è, infatti, anche sentirsi parte di un contesto territoriale: pensiamo ai distretti industriali, all’identificazione del territorio con una determinata impresa”.

Un’economia che combatta le disuguagliaze

Secondo Guarini, rispetto all’aumento delle disuguaglianze attuale, è necessario ripartire “dall’aumento dei salari e da politiche industriali: entrambi stimolo per l’innovazione e la produttività. Il progresso tecnologico è la nuova manna, nel bene e nel male va comunque avanti. La condivisione può aiutare l’abbondanza di vita con salari più alti e anche con forme efficienti di lavoro: mettere la testa e non solo le mani nell’impresa riduce il rischio di alienazione”. Partendo, secondo l’autore, anche dal tema della partecipazione aziendale dei lavoratori all’interno delle imprese.

“Servono – sottolinea – riforme strutturali per eliminare gli ostacoli. Proprio come quella sulla partecipazione dei lavoratori. La condivisione può creare abbondanza di vita quando prende le forme di maggiore democrazia all’interno delle imprese, di imprese sociali e civili, di cooperative, manifestando nella concretezza della vita aziendale la possibilità di costruire comunità economiche capaci di produrre valore aggiunto, economico e sociale. La Costituzione italiana sancisce tutto questo all’articolo 46, che va riscoperto e attuato. Sistemi aziendali democratici sono un punto centrale per rilanciare l’economia. Il neoliberismo fallisce perché sostanzialmente tende a portare verso la ricchezza accumulata e non a condividere l’abbondanza. Ma fallisce anche la mera redistribuzione dei sistemi socialisti sovietici, che non ha creato alcun tipo di abbondanza. L’idea è trovare dunque una via che tenga insieme questo e crei sviluppo e innovazione”.

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