Favorire la ripresa della natalità è un obiettivo sostanziale per una “ripartenza” concreta e duratura del nostro Paese, a maggior ragione dopo gli anni della pandemia che hanno peggiorato una situazione già difficile. Si tratta di attivare un processo culturale, prima di tutto, a monte del quale deve esserci una consapevolezza collettiva del problema.

In questa situazione, tutti i soggetti pubblici e privati – dalla politica alle aziende, alle banche, ai media, e al mondo della cultura e dello spettacolo e della società civile – devono e possono dare il loro contributo.

Con questo obiettivo l’11 e il 12 maggio si sono svolti a Roma gli Stati generali della natalità. Un evento tra i cui sostenitori e sponsor figura anche Federcasse. L’iniziativa, ideata e promossa dalla Fondazione per la natalità, presieduta da Gigi De Palo, rappresenta il più importante appuntamento annuale dedicato ai temi della natalità e del welfare familiare.

“L’obiettivo degli Stati Generali della Natalità – ha infatti ricordato De Palo – è quello di provare a raccontare la natalità. Perché la nascita di un figlio ha a che fare, sì, con il PIL, con il sistema sanitario di domani, con le tasse e con la sostenibilità del Paese, ma anche e soprattutto con la bellezza di una scelta d’amore…”.

Come ha sottolineato anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella “la coesione sociale del Paese si misura sulla capacità di dare un futuro alle giovani generazioni, creando un clima di fiducia. La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l’attenzione”.

IN ITALIA NASCITE ANCORA IN CALO

Il nostro infatti è un Paese che invecchia da anni, progressivamente, e non sembra capace di invertire la rotta. Negli ultimi dieci anni, secondo i dati Istat, la popolazione italiana è diminuita di un milione e mezzo di abitanti. A fronte di 700 mila morti nel 2022, si sono registrate solo 339 mila nascite – il dato più negativo dall’ultimo dopoguerra – testimoniando una forte crisi demografica nel nostro Paese.

Se non verrà invertita la rotta della natalità con misure strutturali, nel 2050 l’Italia avrà 5 milioni di abitanti in meno: solo poco più di una persona su due sarebbe in età da lavoro, con un 52% di persone tra i 20-66 anni che dovrebbero provvedere sia alla cura e alla formazione delle persone sotto i venti anni (16%), sia alla produzione di adeguate risorse per il mantenimento e l’assistenza ai pensionati (32%).

In questo quadro le nascite annue potrebbero scendere nel 2050 a 298 mila unità.

NATALITA’, SUPERIAMO L’INVERNO DEMOGRAFICO ALIMENTANDO LA SPERANZA

Dal palco degli Stati Generali della Natalità uno degli interventi più attesi è stato quello di Papa Francesco. “Per superare l’”inverno demografico” che stiamo vivendo c’è bisogno di “politiche lungimiranti” che aiutino a superare la “sensazione di precarietà” sperimentata dalle giovani generazioni”.

Secondo il Papa, “in questo contesto di incertezza e fragilità, le giovani generazioni sperimentano più di tutti una sensazione di precarietà, per cui il domani sembra una montagna impossibile da scalare”.

Tanti i problemi a partire dalla “difficoltà a trovare un lavoro stabile; difficoltà a mantenerlo; case dal costo proibitivo, affitti alle stelle e salari insufficienti sono problemi reali. Sono problemi che interpellano la politica, perché è sotto gli occhi di tutti che il mercato libero, senza gli indispensabili correttivi, diventa selvaggio e produce situazioni e disuguaglianze sempre più gravi”.

Insieme a Papa Francesco, anche la Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. “Dobbiamo andare oltre il qui e ora. La natalità è la priorità della nostra azione, affinché l’Italia torni ad avere speranza nel futuro”.

“Abbiamo intitolato alla natalità un ministero – ha ricordato -, lo abbiamo collegato a famiglia e pari opportunità, non è una scelta di forma ma di sostanza. È la sintesi del programma di un governo che vuole affrontare le grandi crisi, fra cui è innegabile quella demografica. Perché i figli sono la prima pietra della costruzione di qualsiasi futuro”.

Il Governo, ha spiegato anche la ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità, Eugenia Roccella, vuole “agire attraverso tutti i provvedimenti per sostenere il lavoro femminile, la conciliazione vita-lavoro. Creare un ambiente di lavoro favorevole alla maternità e paternità e ovviamente sostenere la famiglia attraverso tutti i provvedimenti. Considerando come fondamentale il criterio dei figli”.

IL CREDITO COOPERATIVO VICINO ALLE FAMIGLIE PER STORIA E VOCAZIONE

“La speranza non delude, come ha detto Papa Francesco, ma dobbiamo aiutarla a non deluderci”.

Il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, nel suo intervento agli Stati Generali, affronta il tema della natalità guardando ad una “sfida” che possiamo immaginare come una bicicletta con 4 pedali”.

Il primo è rappresentato dal “lavoro”, che deve essere “adeguatamente retribuito”. Per passare poi agli “incentivi fiscali, in grado di aiutare le famiglie. Secondo un recente studio della Banca d’Italia, infatti, la misura dell’Assegno Unico Universale ha ridotto le diseguaglianze, la povertà e ha aiutato a sostenere la genitorialità”. Terzo “pedale” sono “i servizi, fondamentali non solo quelli per la prima infanzia ma anche quelli per la cura degli anziani”. Quarto ma non ultimo è “la condivisione per raggiungere una vera parità di genere”.

“Il Credito Cooperativo, per storia e vocazione, è da sempre impegnato a sostenere le famiglie – ha ricordato il Dg di Federcasse – nel 2022 le nostre BCC hanno erogato 54 miliardi di mutui alle famiglie per l’acquisto di una prima casa o per la sua ristrutturazione”. Inoltre, “abbiamo introdotto importanti novità nel rinnovo del Contratto collettivo di lavoro in termini di conciliazione vita – lavoro e, grazie alle nostre mutue e all’innovativa piattaforma digitale Crea Welfare, forniamo un supporto alle PMI ed alla mutualità associativa”.

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