Studioso del pensiero di Friedrich Wilhelm Raiffeisen, Leone Wollemborg rappresenta uno dei personaggi chiave per la cooperazione di credito in Italia. Fondatore della prima Cassa Rurale, capostipite di una lunga serie di “banche differenti”.

“Giovane di buone speranze e buone volontà”, lo descrive lo studioso Ruggiero Marconato. Conoscitore diretto del mondo contadino veneto. E questa è stata la sua forza.

UN’IDEA RIVOLUZIONARIA

Si laureò in legge all’età di soli 19 anni. Dopo aver conosciuto le Casse di Prestito che in quegli anni Friedrich Wilhelm Raiffeisen stava sviluppando in Germania, si convinse che quel modello avrebbe potuto trovare terreno fertile anche in Veneto, terra – come molte altre nell’Italia di allora – duramente colpita dall’usura e l’unica soluzione contro la fame era spesso l’emigrazione.

A soli 24 anni – il 20 giugno 1883 – fondò a Loreggia la prima Cassa Rurale italiana.

Il contesto era quello di un mondo contadino fortemente colpito dalla crisi europea dei prezzi dei prodotti agricoli e del conseguente impoverimento ulteriore dei piccoli produttori. Le Casse Rurali si inserirono quindi come risposta.

La sua grande intuizione, spiega ancora Marconato, fu quella di capire che i finanziamenti in denaro “dovevano essere erogati ad un tasso mite di interesse e restituiti in tempi lunghi, quando il mondo agricolo poteva disporre di mezzi, come il periodo della vendemmia o della raccolta”. Wollemborg, ricorda ancora, “ha studiato il fenomeno creditizio in funzione del ceto agricolo e questa è stata un’invenzione non solo tecnica ma di solidarietà e che nel tempo si è rivelata indovinatissima”.

Diceva Wollemborg: “La cooperativa è l’organizzazione spontanea di una pluralità di economie particolari, dominate da un comune bisogno, per esercitare collettivamente ed in modo autonomo la funzione imprenditoriale, che produce le specifiche prestazioni economiche atte a soddisfarlo”.

Un’idea semplice ma rivoluzionaria: la forma di garanzia che veniva richiesta su un prestito era data dall’intera società cooperativa, intervenendo se questo non poteva essere restituito. Era una forma di controllo reciproco. Ed è per questo che doveva essere sviluppata in ambiente piccoli, dove le persone si conoscono e si aiutano.

Un progetto umano, generoso e altruista – lo definisce ancora Marconato – che diede vita al “più fulgido esempio di cosa può fare lo spirito cooperativo”.

WOLLEMBORG, ECONOMISTA E UOMO POLITICO

Le casse rurali, come presto vennero chiamate queste associazioni cooperative locali, in pochi anni si moltiplicarono e si estesero a tutta l’Italia, dimostrando che questo modello di sviluppo aveva trovato la chiave economica per aiutare davvero le esigenze finanziarie degli agricoltori.

A Leone Wollemborg giunsero subito riconoscimenti nazionali ed internazionali: fu premiato dal Ministero dell’Agricoltura, e all’Esposizione Universale di Parigi del 1889 ottenne una medaglia d’oro e fama europea. Nel frattempo dette vita al mensile destinato alla propagazione dell’idea cooperativa applicata al credito, “La cooperazione rurale”, che verrà stampato fino al 1904.

Wollemborg era anche un liberale convinto: si dedicò all’attività politica e venne eletto deputato nel 1892. Restò alla Camera fino al 1913 e nel 1914 fu nominato senatore. Dal 15 febbraio al 3 agosto del 1901, fu Ministro delle Finanze nel Governo Zanardelli. Propose diverse leggi, come quella dello smercio del chinino di Stato a bassissimo costo contro la malaria e, senza successo, quella per una riforma tributaria che aboliva i dazi di consumo e introduceva la progressività delle imposte.

I DISCORSI: “L’ORDINAMENTO DELLE CASSE DI PRESTITI“

“Uno scrittore, un oratore in molte discipline”, scrive il professor Giovanni Zalin. “Un uomo che non aveva peli sulla lingua, una mente capace di arrivare al nocciolo delle questioni”.

Per comprendere meglio quella sua rivoluzionaria intuizione, lasciamo proprio a Wollemborg la parola, riportando alcuni stralci del discorso tenuto durante una conferenza all’Associazione Agraria Friulana.

(…) Poiché la più potente leva d’ogni progresso è la fiducia in se medesimi, né alcuna riforma economica alligna o ha forza di durata, s’è disgiunta dal rinnovamento morale. Onde l’istituto novellamente proposto dev’essere in tal natura che da un canto porga alla popolazione languente l’aiuto di che maggiormente difetta, dall’altro evochi dallo stesso suo seno energie e virtù latenti alla vita. (…)

(…) La responsabilità solidale illimitata è la spina dorsale dell’istituto. Un’associazione costituita in si fatta guisa non è semplicemente una somma di capacita di credito oscillanti come quelle di uno stuolo di piccoli imprenditori isolati, ma è la comunione loro negli obblighi, la reciprocanza delle loro malleverie, onde, checchè possa accadere, ove pur venga meno alcuno de partecipi, tutti gli altri pronti ne prendono il posto – e il capitalista non si preoccupa più con peritanza delle calamità che possono incogliere il singolo solitario, ma pensa con fiducia alla falange vigorosa, la quale ai suoi creditori risponde colle forze le onoratezze e gli averi di tutti i suoi componenti.

(….) L’altro lineamento fondamentale e distintivo dell’istituto nostro è la limitazione geografica, la circoscrizione locale. La Cassa di Prestiti non deve valicare i confini della parrocchia o del modesto comunello. Questo cede appena d’importanza al primo. Come quello costituisce l’essenza della società, questo ne determina l’efficienza. E v’è fra essi un necessario riscontro.

(…) Le Casse dei Prestiti chiudendosi in ristrettissime cerchie, accordando prestiti misurati secondo gli spazi di tempo entro i quali il capitale investito suol rimettersi, apprezzando infine tutti gli elementi onde si compone la capacità di credito dei piccoli coltivatori, sanno soddisfare a tutte le legittime loro richieste, a tutte le dicevoli loro esigenze.

(…) La lenta formazione di un patrimonio collettivo sul quale a tutti spetti un diritto e che non appartenga a nessuno, che s’arricchisce sempre e che non si divida mai, è l’espressione di un profondo ed altissimo pensiero sociale. Bene comune accanto alla proprietà individuale ne tempera le asprezze e ne corregge le esorbitanze.

Era il 24 novembre 1884. L’esperienza di Loreggia era già iniziata da un anno…

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