Il senso di appartenenza di una collettività è legato indissolubilmente alla memoria e alla sua forza generativa. Per questo, storie apparentemente lontane possono essere interconnesse fra loro attraverso una radice comune, quella dell’identità collettiva, che sa tessere trame fra diverse realtà, trasformando una mera geografia in un vero e proprio luogo.

Ed è in questo contesto che si inseriscono a pieno titolo le BCC, banche di comunità portatrici di valori e parti attive del tessuto sociale in cui vivono e operano.

Le storie di Fabio Pecorari, Direttore Generale della BCC di Anghiari e Stia, Natalia Cangi, direttrice organizzativa della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale e Caterina Minni, finalista del Premio Pieve Saverio Tutino, sono infatti testimonianza della comunità di Pieve Santo Stefano che, dopo aver subìto la totale distruzione durante l’ultima Guerra, ha ritrovato la sua identità anche grazie agli innumerevoli scritti che ogni anno arrivano e vengono custoditi nell’Archivio Diaristico e nel Museo del Diario.
Un luogo che è stato capace di riscrivere la propria storia e di stringere alleanze attraverso la memoria, forza creatrice del bene comune.

Essere banca di comunità nel paese dei diari

Intervista a Fabio Pecorari, Direttore Generale della BCC di Anghiari e Stia

Fabio Pecorari testimonia la collaborazione decennale della Banca di Anghiari e Stia con le diverse iniziative portate avanti dall’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano.

Ciò che accomuna l’Archivio alla Banca sono i valori, il localismo e la valorizzazione delle realtà locali.
La memoria di una comunità, che l’Archivio custodisce da oltre 40 anni, è un tema su cui il Credito Cooperativo basa da sempre il proprio operato. Partire dal passato e dalle esperienze vissute, è importante per valorizzare l’identità delle comunità in cui le BCC operano. Mantenere fede alle tradizioni e alle radici culturali, cercando di attualizzarle per rispondere adeguatamente alle esigenze del nostro tempo, crea valore per il territorio e per tutti coloro che vi abitano.

Anche la centralità della persona è un altro tema cardine sul quale si fonda la filosofia di una banca cooperativa, così come quella dell’Archivio e delle storie di diversità che porta alla luce, per questo la collaborazione portata avanti fra le due realtà è il frutto di un’intesa che va al di là del sostegno economico.

Infine, fra le diverse iniziative promosse dalla Banca per sostenere l’attività dell’Archivio, c’è anche quella del calendario, che ogni anno dedica la copertina ad uno dei manoscritti custoditi in questo luogo della memoria unico al mondo.

Il rapporto del Museo del Diario con la comunità e con l’economia del territorio

Intervista a Natalia Cangi, direttrice organizzativa della Fondazione Archivio Diaristico Nazionale

Natalia Cangi ci racconta che il Piccolo Museo del Diario, è nato con l’intento di avvicinarsi ancor più alla sua comunità, quella di Pieve Santo Stefano.

Il Museo è infatti un luogo di appartenenza, di incontro e non solo di scritture, ma anche di persone che portano il loro vissuto. Oltre ad essere un luogo degno di nota dal punto di vista culturale ed educativo, il Museo rappresenta anche un valore per l’economia del territorio, tanto da essere riconosciuto ormai da anni come il paese dei diari.

E la collaborazione nata con Banca di Anghiari e Stia ha moltiplicato questo valore all’interno della comunità.

Il potere della scrittura per guardare al futuro

Intervista a Caterina Minni, autrice di “Inchiostro, Storia di un’adolescente oltre l’anoressia”

La storia di Caterina Minni è quella di una giovane ragazza di 21 anni, che ha saputo mettere nero su bianco la sua personale battaglia contro la malattia che l’ha accompagnata per un tratto della sua vita, quando era poco più che bambina.
Una voce la sua, che sa andare dritta alle ragioni del suo malessere. Il diario è infatti la cronaca intima di 4 mesi passati in convitto e insieme il confidente che l’ha aiutata a capire cosa stava vivendo, per rielaborarlo in maniera curativa.
Ora il diario è diventato per lei una sorta di promemoria, ma anche un motivo di orgoglio per quello che ha rappresentato per le persone che ne hanno tratto un aiuto. Caterina lo ha infatti lasciato in eredità a chi ne ha più bisogno di lei, perché ora ha imparato ad aprirsi agli altri senza più intermediari.
Da quando ha deciso di affidare le pagine del suo diario all’Archivio Diaristico, ha visto pubblicare i sui scritti partecipando ad un’edizione del Premio Pieve ed ha stretto un rapporto di famiglia con le persone del Museo.

Dal momento della scrittura sono passati diversi anni, Caterina è cresciuta e con la saggezza di chi ha preso distanza dal dolore, consiglia ai giovani di cimentarsi con la scrittura, per mettersi in discussione e trasformare le proprie difficoltà. Com’è riuscita a fare lei con le sue memorie, che hanno lasciato il posto alla poesia.

Nel cuore del paese. Ricordare

A 70 anni dalla guerra, una giovane ragazza racconta la sua battaglia a lieto fine nel paese dei diari che custodisce la memoria di una comunità

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