Crescita globale al di sotto della media storica. Sono gli Stati Uniti a compensare i dati deludenti delle economie europee, in particolare del settore manifatturiero e delle esportazioni di beni. È quanto riporta il Fondo monetario internazionale nel contesto delle proprie prospettive economiche globali per il 2025. L’impetuosa evoluzione del contesto geopolitico corrente spinge l’Unione europea sempre più nell’angolo. Ma la storia ci insegna che è proprio quando si trova alle strette – come ha affermato la presidente della Bce, Christine Lagarde, al World Economic Forum 2025 – che l’Europa, infine, reagisce. “Fate qualcosa”, ha rincalzato Mario Draghi ai membri dell’Europarlamento.

E allora: semplificazione delle regole, competitività, autonomia, innovazione e digitalizzazione. Sono questi i buoni propositi (inter alia) dell’esecutivo comunitario per accelerare il passo e rilanciare l’industria dell’Unione nella nuova legislatura. Balza alla mente l’economista belga Alexandre Lamfalussy che, per rispondere alla globalizzazione dei flussi finanziari e sveltire il processo legislativo europeo, scarsamente reattivo allo sviluppo tecnologico rispetto agli Stati Uniti già allora, propose nel 2001 una metodologia di realizzazione della normativa di vigilanza dell’Ue sul settore dei servizi finanziari, motore di sviluppo economico.

Il Rapporto “Less is more”

Alla fine di febbraio 2025, è stato pubblicato il Rapporto “Less is more”, promosso dalle tre Associazioni bancarie europee (la Federazione Bancaria Europea – EBF, l’Associazione Europea delle Banche Cooperative – EACB, l’Associazione Europea delle Casse di Risparmio – ESBG e il loro soggetto di coordinamento, il Comitato per l’Industria Bancaria Europea – EBIC).
Il Rapporto, frutto di oltre due anni di lavoro da parte di un gruppo di professori di diritto europeo, giuristi ed esperti di diritto bancario, offre soluzioni concrete alla eccessiva complessità della regolamentazione vigente nonché proposte volte al miglioramento della qualità e della chiarezza del quadro normativo europeo per il settore dei servizi finanziari.

Eppure, oggi è (apparentemente) proprio l’evoluzione di tale processo legislativo – aggiornato nella versione corrente a seguito della crisi finanziaria del 2008 – a fungere da bastone tra le ruote dell’Ue. Il meccanismo attuale è composto dalle istituzioni europee (Commissione, Parlamento e Consiglio) incaricate di produrre la normativa di primo livello (Regolamenti e Direttive), nonché dalle autorità di vigilanza europee (bancaria, assicurativa e dei mercati finanziari) che, di concerto con le suddette istituzioni, sono responsabili della normativa di secondo livello (standard tecnici e atti delegati) e, insieme a Bce e Comitato di risoluzione unico, di terzo livello (linee guida, raccomandazioni, domande&risposte, ecc.).

Si colloca in questo contesto il Rapporto sulla semplificazione della regolamentazione europea “Less is more”, frutto del lavoro di un gruppo europeo di esperti, costituito da accademici, giuristi e organizzazioni finanziarie di generi diversi.

Inflazione normativa e minore competitività

Secondo l’analisi, il persistente calo della competitività dell’Ue, così come il sempre maggiore distacco tra la regolamentazione comunitaria e i cittadini che ne sono destinatari trovano fondamento nella eccessiva numerosità e complessità delle norme.

A giugno 2024, il 26% dei 1.634 atti delegati pubblicati e in vigore (su tutti i settori) riguardava il settore dei servizi finanziari. Tra il 2021 e il 2023, sono stati emanati in media 83 atti delegati all’anno solamente per tale settore. Sono stati adottati 19 RTS (Standard tecnici di regolamentazione) e altri 42 atti delegati nell’ambito del pacchetto MiFID 21 . Più di 50 atti delegati nell’ambito del Regolamento Emir2, tra cui oltre 25 RTS. Il Pacchetto bancario 20213 assegna all’Eba 139 mandati, tra cui 60 nuovi standard tecnici e 28 linee guida, senza contare i report e gli altri atti della Commissione. A titolo di confronto, il medesimo Pacchetto bancario del 2019 prevedeva complessivamente 62 mandati. Per quanto riguarda la soft law, l’Eba ha pubblicato 16 linee guida nel 2021 e sta rispondendo a oltre 650 domande&risposte in ambito CRR/CRD e 240 sulla Psd2. L’Esma ha pubblicato 96 linee guida e oltre 377 domande&risposte dal 2011.

Un iter normativo lungo e complesso

L’ inflazione normativa rende il quadro regolamentare europeo altamente complesso, di difficile interpretazione, costoso, privo di una solida base politica o giuridica, nonché di un efficace meccanismo di controllo.

Il Rapporto propone un percorso per la nuova Commissione volto a rendere l’economia europea più dinamica e competitiva, incentivando crescita, occupazione e investimenti.

Cresce costantemente il numero dei mandati contenuti in Regolamenti e Direttive. Sebbene le autorità di vigilanza europee non abbiano alcun potere regolatorio, gli atti a esse affidati (su temi, in principio, tecnici e non essenziali) vengono successivamente adottati formalmente dalla Commissione europea. Ciò avviene frequentemente senza l’apposizione di emendamenti da parte della Commissione o di obiezioni del Parlamento o del Consiglio. Tali autorità risultano regolatori di secondo livello de facto. Come se non bastasse, alle migliaia di pagine di normativa si aggiunge la soft law (terzo livello), prodotta senza alcun intervento da parte dei colegislatori europei (rappresentanza democratica). Tale normativa, in teoria non vincolante, obbliga i destinatari a conformarsi oppure a motivarne il discostamento.

La struttura descritta, oltre a minare la competitività europea (si pensi alla sovrabbondanza di burocrazia, agli elevati costi di conformità, alle complessità di accesso ai finanziamenti così come ai disincentivi all’erogazione che colpiscono, più degli altri, la piccola e media imprenditoria dell’Ue) produce uno spostamento del potere normativo, dai co-legislatori Ue alla Commissione europea e, in ultima istanza, alle Autorità di vigilanza europee (organismi privi di legittimità democratica).

Ne risultano compromessi l’equilibrio istituzionale dell’Unione, il principio di democrazia, il rispetto dello Stato di diritto, così come il principio di certezza del diritto.

Le soluzioni proposte nel Rapporto

Il Rapporto “Less is more” propone soluzioni ramificate secondo quattro assi portanti: 1) stabilizzare e semplificare il quadro normativo e rinnovare l’accordo interistituzionale better regulation per una regolamentazione semplice, chiara e coerente; 2) rafforzare il processo di consultazione e la trasparenza per la legislazione di secondo e terzo livello; 3) revisionare i Regolamenti istitutivi le autorità europee di vigilanza per rivederne la governance (attualmente nelle mani di supervisori), riaffermare il potere normativo istituzionale e ribadire i principi di proporzionalità e sussidiarietà delle norme di secondo livello; 4) rafforzare il controllo politico da parte della Commissione, del Parlamento e del Consiglio sugli atti normativi di secondo e terzo livello. Il sentiero è ben tracciato. Le priorità della nuova Commissione europea rappresentano l’opportunità per rendere l’economia dell’Ue più agile, competitiva e resiliente, favorendo la crescita, l’occupazione e gli investimenti. Quella che il quinquennio a venire dovrà confermare è la volontà politica del perseguimento di tale “bene comune”.

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