“Dobbiamo fare rete, organizzarci, perché quando il frutto della violenza finirà, ed è questione di tempo, si dovrà ricostruire non solo ciò che è andato distrutto, ma anche un tessuto civile, fatto di università, scuole, culture, pensiero, ed educazione”.

Ospite del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in collegamento da Gerusalemme, Il Cardinale Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini, ha offerto una riflessione intensa sul valore della pace e sul ruolo delle comunità nei contesti di conflitto attuali.

Colloquiando con il direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, Pizzaballa ha ricordato la figura di San Francesco, evidenziando come il Santo abbia saputo guardare oltre lo schema dei conflitti regolati con l forza, proponendo il “parlarsi, incontrare, trovare fiducia” come via per costruire, pur in un contesto di conflitto. “San Francesco è stato considerato un visionario a suo tempo, uno un po’ fuori di fuori dalla norma – ha detto Pizzaballa. Quello che è importante è che è stato capace di pensare in maniera diversa. Credo che la sua sia una lezione anche per oggi. Adesso tutto sembra parlare di forza e di violenza, sembra che sia l’unica via per risolvere i problemi, però sappiamo bene che è esattamente il contrario”.

E’ invece la via proposta da Francesco, quella dell’incontro, del dialogo, l’unica in grado di “costruire la fiducia”. “La violenza non genera nulla. Ha sempre un respiro corto. La violenza affronta le questioni immediate, ma non ha prospettive nuove, e distrugge. Le guerre lasciano dietro di sé solo macerie”.

Ciò che è accaduto e sta accadendo a Gaza, ha sottolineato ancora il Cardinale, “ha scosso nell’animo, nella coscienza civile, il senso di dignità, dei diritti. Questa “coscienza” di dignità e di “relazioni” non sono il frutto dei grandi che fanno le guerre, ma sono il frutto dei tanti miti che – generazione dopo generazione – hanno costruito ed elaborato un pensiero, una cultura, un’economia, e lo hanno fatto nelle università, nelle scuole, nel mondo civile. Questo, adesso, è ancora più importante di prima. Ora è il momento di fare comunità. Soltanto chi ha desiderio di fare del bene, potrà iniziare a ricostruire”.

“Abbiamo lasciato la narrativa agli estremisti, i coloni da una parte, Hamas dall’altra – ha sottolineato -, che hanno costruito una narrativa , una visione molto chiara, molto lucida e coerente basata sulle loro rispettive “scritture”. Mentre noi invece ci siamo limitati ad affermazioni più generiche, più generali, la riconciliazione, il dialogo, l’incontro. Aspetti importanti, ma non siamo andati più a fondo. Abbiamo bisogno allora di elaborare una narrativa che sappia controbattere, sappia rispondere. Di un dibattito, un discorso culturale alto, ampio, solido, serio che tenga in considerazione il tanto male che c’è nel mondo, ma che sappia anche intercettare e interpretare il bisogno di vita, il desiderio di bene, di giustizia e di dignità”.

“L’altra cosa importante – ha proseguito Pizzaballa – è aiutare anche con iniziative di carattere economico. “Non vogliamo l’assistenza. Non vogliamo essere assistiti. Vogliamo essere aiutati a riprendere in mano anche la vita economica che è essenziale per ogni società e quindi aiutare a creare gli strumenti, la cultura, i modelli necessari per avviarli. E’ necessario che l’economia partecipi alla costruzione di questa narrativa alternativa”.

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