“Costruire la felicità pubblica, che è essenziale anche per quella privata, è possibile con l’Economia Civile, in particolare con la democrazia partecipata.” Con queste parole, Sergio Gatti, direttore generale di Federcasse, introduce la settima edizione del Festival Nazionale dell’Economia Civile, in programma a Firenze dal 2 al 5 ottobre, in un’intervista rilasciata il 30 aprile a Milano Finanza. Un evento che, negli anni, è diventato il punto di riferimento per chi crede in un’economia che mette al centro il bene comune, la sostenibilità e la partecipazione democratica, valori fondamentali che Gatti ritiene essenziali per affrontare le sfide economiche e sociali del nostro tempo.

Il Festival: un’occasione di riflessione sull’Economia Civile

Il Festival dell’Economia Civile ha molti obiettivi, ha spiegato Gatti, “ma uno è centrale: proporre il paradigma dell’Economia Civile come chiave di lettura delle crisi e delle trasformazioni che stiamo vivendo”. È un paradigma nato a Napoli nel 1754, con Antonio Genovesi, al quale fu affidata la prima cattedra di economia in Europa. Genovesi, ricorda Gatti, chiamava la sua materia Scienza della pubblica felicità. Ecco oggi più che mai dobbiamo tornare a chiederci a cosa serve l’economia se non a migliorare la vita delle persone”.

I quattro pilastri dell’Economia Civile: fiducia, mutualità, bene comune e felicità pubblica

Quali sono i pilastri su cui si fonda questo paradigma? Sono quattro, ricorda il direttore di Federcasse. “Il primo è la fiducia, risorsa immateriale fondamentale nelle relazioni economiche e sociali. Il secondo è la mutualità: i grandi problemi si risolvono solo cooperando. Il terzo è il bene comune, che deve essere l’obiettivo di ogni attività economica. Il quarto è la felicità pubblica, intesa come felicità condivisa, collettiva: una condizione che agevola anche la felicità personale. Come spiegava già Genovesi, la felicità privata si realizza più facilmente se i servizi di cittadinanza funzionano, se le donne e i contadini possono accedere all’istruzione, se il lavoro – e non la rendita – è alla base della cittadinanza economica.

“Parliamo di esperienze concrete, che cerchiamo di far emergere e che premiamo ogni anno: sindaci, scuole, imprese, startup giovanili che generano impatto sociale positivo. Anche l’economia può essere generativa: usare le proprie capacità non solo per sé, ma per migliorare intenzionalmente la vita degli altri. Questo approccio è misurabile con metodi econometrici, non è teoria romantica”.

Il tema della “democrazia partecipata” e il ruolo importante dei giovani

Il Festival nazionale dell’Economia Civile dedica ampio spazio ai giovani, alle loro proposte e idee. “I giovani – ha spiegato – portano un’altra idea di economia e di impresa, più attenta all’ambiente, alla solidarietà, alla cultura. Li coinvolgiamo in hackathon sulla democrazia, in momenti di coprogettazione. E quest’anno avremo anche Abhi- jit Banerjee, premio Nobel per l’Economia nel 2019, a parlare di disuguaglianze e politiche inclusive.

E il tema dell’edizione 2025 è la democrazia partecipata. “La democrazia non è solo votare: è partecipare ogni giorno. E, come dice il presidente Mattarella, non è mai conquistata per sempre. Va nutrita con la conoscenza, la cittadinanza attiva, la dignità del lavoro. Il lavoro è la prima forma di partecipazione alla democrazia, se rispettoso dei diritti, equamente retribuito e svolto in condizioni dignitose”. Un tema ricordato più volte anche da Papa Francesco. “Il Papa ha chiuso le Settimane sociali dei cattolici a Trieste lo scorso luglio, invitando tutti, credenti e non all’impegno nella cosa pubblica. Ha ricordato che partecipare non è soltanto votare, ma occuparsi del bene comune quotidianamente: promuovere lavoro, scuola, case accessibili, mobilità, integrazione. Ha detto: ‘Il cuore della politica è far partecipare’. È un messaggio fortissimo, laico, universale, che sentiamo nostro”.

E anche l’Europa svolge un ruolo centrale. “L’Europa è il progetto di convivenza multiculturale più avanzato al mondo, fondato su libertà, diritti, democrazia, responsabilità diffuse. Un progetto ancora imperfetto. E va criticata ma per migliorarla, non per distruggerla. È fragile, sì, ma preziosissima. E oggi c’è bisogno di ridarle centralità, soprattutto tra i più giovani.

I prossimi appuntamenti

In vista del Festival, si terrà – il 5 e 6 giugno a Firenze (Università) la conferenza “Renaissance in Economics: The Role of Universities in Shaping the Future of Education” evento che nasce, ha ricordato Gatti, “dal successo dell’anno scorso del ‘Manifesto per la Nuova Economia’, sottoscritto da oltre 400 economisti. Lavoreremo su call for paper per affrontare le transizioni in atto: ambientale, digitale, sociale, demografica, del lavoro. Non solo analisi, ma anche soluzioni concrete. Le nostre sono una ‘nuova economia’ e una ‘nuova finanza’ con radici che vanno dal Medioevo francescano all’Illuminismo napoletano e fondate su due pietre angolari, la comunità e la mutualità.

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