Un’istruzione adeguata e di qualità, che sia anche inclusiva ed equa. Per raggiungere gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030. In occasione della Giornata internazionale dell’Educazione, che ricorre oggi 24 gennaio, gli sguardi sono puntati sul futuro.

“Investire nelle persone, dare priorità all’educazione” è infatti lo slogan scelto per questa edizione.

“Solo l’istruzione permanente a partire dai primi anni di vita – si legge nel documento Unesco che accompagna la scelta del tema – può spezzare il ciclo della povertà; migliorare la salute; preparare le persone per posti di lavoro dignitosi con nuove opportunità; migliorare le competenze per far sì che le nuove generazioni siano in grado di affrontare la crisi climatica in atto. Ora tutti i governi devono essere ritenuti responsabili dei loro impegni”.

Ogni paese è chiamato dunque ad impegnarsi per rilanciare l’educazione e trasformarla, sull’onda di quanto è emerso dal Summit “Transforming Education” delle Nazioni Unite, che si è svolto a New York dal 16 al 19 settembre. Bisogna coinvolgere tutti gli attori, docenti, studenti, famiglie fino alle più alte istituzioni e stakeholders, per puntare ad un vero rilancio.

Sei gli obiettivi emersi dal Summit:

rendere le scuole innanzitutto dei luoghi di benessere e sicuri, liberi dal bullismo e la violenza facilitando l’inclusività;
promuovere l’eguaglianza di genere nell’accesso all’istruzione e le opportunità;
valorizzare e rafforzare i nostri insegnanti;
promuovere la consapevolezza dell’emergenza ambientale negli studenti;
sfruttare la rivoluzione digitale in corso a vantaggio di ogni insegnante ed apprendente;
aumentare le risorse finanziare destinate all’educazione.

In quest’ottica è nata anche l’iniziativa Futures of Education dell’Unesco che punta ad alimentare il dibattito globale su come la conoscenza, l’istruzione e l’apprendimento debbano essere reinventati per fare fronte ad un mondo in crescente complessità, incertezza e precarietà.

DALL’EDUCAZIONE FINANZIARIA UN CONTRUBUTO FONDAMENTALE ALLO SVILUPPO SOSTENIBILE

Con l’obiettivo di educare a gestire il denaro in maniera corretta, l’educazione finanziaria può contribuire in maniera sostanziale allo sviluppo di una società realmente sostenibile, in linea con gli obiettivi dell’Agenda 2030.

È inoltre indicata tra i fattori abilitanti al raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs, Sustainable Development Goals). Questo perché consente, se diffusa a un buon livello, di costruire un mondo più sostenibile anche sotto il profilo sociale e ambientale; favorendo l’inclusione e riducendo le disuguaglianze.

L’Agenda 2030 con il Global Goal 4 individua, infatti, la necessità di “assicurare un’istruzione di qualità, equa e inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti”; in particolare, nei target 4 e 6, raccomanda il raggiungimento delle competenze economiche per lo sviluppo sostenibile;

Goal 4. Target 4. Entro il 2030, aumentare sostanzialmente il numero di giovani e adulti che abbiano le competenze necessarie, incluse le competenze tecniche e professionali, per l’occupazione, per lavori dignitosi e per la capacità imprenditoriale.
Goal 4.Target 6. Entro il 2030, assicurarsi che tutti i giovani e una parte sostanziale di adulti, uomini e donne, raggiungano l’alfabetizzazione e l’abilità di calcolo.

EDUCAZIONE FINANZIARIA, IL RUOLO DEL CREDITO COOPERATIVO

Il Credito Cooperativo è impegnato da tempo nella diffusione della cultura economica e finanziaria, per identità e per ‘norma’; così come previsto peraltro nell’Articolo 2 dello Statuto delle BCC e Casse Rurali.

Le competenze economiche e finanziarie sono oggi indispensabili per accrescere il benessere dei singoli, favorirne comportamenti virtuosi, contribuire alla crescita sostenibile dell’intera economia.

Lo scorso anno, in audizione presso la 7ma Commissione Istruzione pubblica e Beni culturali del Senato, Federcasse – chiedendo anche un intervento legislativo in materia di educazione finanziaria – ha sottolineato come “un adeguato livello di alfabetizzazione economica e finanziaria contribuisce infatti all’efficienza, alla competitività e alla capacità di innovazione del sistema economico. Nonché alla stabilità delle interazioni tra i soggetti operanti all’interno dello stesso”.

In questo contesto, il ruolo dalla scuola è decisivo. Essa costituisce non solo un canale privilegiato per veicolare iniziative di educazione, ma anche la via più efficace per consentire di acquisire la familiarità e la dimestichezza con i concetti di base di economia e finanza. Presupposto necessario per assumere, poi da adulti, decisioni consapevoli e coerenti con le proprie esigenze.

UNO SGUARDO ALL’ISTRUZIONE IN ITALIA

Il nuovo report dell’OCSE, Education at a Glance 2022, presentato ad ottobre, evidenzia come tra il 2000 e il 2021 i livelli di istruzione nel nostro paese siano cresciuti più lentamente rispetto alla media dei paesi OCSE, ponendo in luce una situazione di criticità.

Un altro indicatore del deficit dell’istruzione nel nostro Paese rispetto ad altri riguarda l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro. È in crescita, infatti, il numero già elevato dei giovani adulti Neet, ossia che non hanno un lavoro, non studiano e non si formano.

Dopo essere salita al 31,7% durante la pandemia nel 2020, la quota di Neet tra i 25 e 29 anni in Italia ha continuato ad aumentare. Fino al 34,6% nel 2021. Tale quota è diminuita tra il 2019 e il 2020, passando dal 28,5% al 27,4% per i giovani tra 20 e 24 anni. Per poi aumentare nuovamente fino al al 30,1% nel 2021.

LA SITUAZIONE NEL RESTO DEL MONDO

Sono 617 milioni i bambini e gli adolescenti in tutto il mondo che non sono in grado di raggiungere livelli minimi di competenza in lettura e matematica, anche se due terzi di loro frequenta la scuola.

Ancor peggio, 58 milioni di bambini restano senza accesso alla scuola primaria, la maggior parte dei quali appartenenti a gruppi emarginati.

Sono alcuni degli ultimi dati Unicef in materia di istruzione. Le condizioni socioeconomiche influenzano fortemente le possibilità di frequenza e il completamento dell’istruzione primaria, con 1 bambino su 4 che nei paesi più poveri non vi ha accesso. Bambini e ragazzi sono esclusi dall’istruzione per molte ragioni.

Sebbene siano stati compiuti progressi significativi verso il raggiungimento dell’istruzione primaria universale, con l’87% dei bambini che vi hanno accesso, ben 64 milioni ne restano esclusi: circa la metà sono bambine.

Inoltre, il rapporto Transforming Education with Equitable Financing – pubblicato dall’Unicef a gennaio – rileva che, in media, il 20% più povero di studenti beneficia solo del 16% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione, rispetto ai più ricchi, che beneficiano del 28%. Nei Paesi a basso reddito, solo l’11% dei finanziamenti pubblici per l’istruzione va agli studenti più poveri, mentre il 42% va ai più ricchi.

Il rapporto esamina i dati sulla spesa pubblica per l’istruzione pre-primaria, primaria, secondaria e terziaria di 102 Paesi. Ha rilevato che un aumento di un punto percentuale nell’allocazione delle risorse per l’istruzione pubblica al 20% più povero potrebbe far uscire dalla povertà di apprendimento 35 milioni di bambini in età da scuola primaria.

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