Un convegno intenso e ricco di spunti, quello organizzato dalla Federazione trentina della Cooperazione il 18 febbraio, presso Palazzo Geremia a Trento per riflettere sull’intensità della relazione tra banche cooperative e territorio. In uno scenario che si modifica velocemente sia da punto di vista del cambiamento climatico sia demografico e che fa registrare l’abbandono da parte della popolazione delle aree interne dei territori. Un tema di grande attualità verso il quale da sempre è concentrato l’impegno di contrasto delle Casse Rurali.

Grande partecipazione all’evento degli amministratori e i dirigenti delle Casse Rurali trentine e degli esponenti nazionali del Credito Cooperativo, che il giorno precedente avevano tenuto a Trento il Consiglio Nazionale di Federcasse.

La platea dei partecipanti con la partecipazione degli esponenti delle autorità locali e del Credito Cooperativo nazionale

Un’occasione importante per evidenziare come la cooperazione – in particolare quella di credito – è per sua natura fortemente legata ai territori in cui opera e alle comunità locali. E per ricordare che il Credito Cooperativo è stato interessato negli anni scorsi da una profonda riforma (nel 2016) incentrata sulla nuova figura dei Gruppi Bancari Cooperativi con compiti di “direzione e coordinamento” delle banche aderenti (le quali detengono la proprietà delle rispettive Capogruppo Iccrea Banca e Cassa Centrale Banca). Inoltre, è cambiata l’organizzazione delle banche cooperative, che soprattutto negli ultimi anni si sono spesso aggregate per aumentare di dimensioni e bacino territoriale.

L’incontro, in sostanza, è servito per fare il punto sul modello cooperativo, analizzando i punti di forza e le criticità, soprattutto, con uno sguardo rivolto al futuro.

In questo contesto, in apertura dei lavori il presidente della Cooperazione trentina Roberto Simoni (vedi in foto di apertura) ha messo in evidenza come gli annunciati progetti di costituzione di una banca regionale “mettano a rischio la natura e la missione di una cooperativa di credito, specie se non preventivamente condivisi dalla base sociale”. “Occorre interrogarci sul senso del limite – ha affermato il presidente Simoni – se si cambia lo schema di gioco serve un nuovo ‘patto sociale’, un traguardo collettivo e raggiunto insieme, non corse solitarie o spallate individuali”.

A riguardo, s’inserisce anche l’intervento del vicepresidente della Provincia autonoma, Mario Tonina, il quale ha condiviso le preoccupazioni del presidente Simoni. “Siamo nella terra dell’autonomia e della cooperazione – ha detto il vicepresidente – e la nostra storia ha prodotto risultati tangibili, regole antiche, tradizioni, fatica, tenacia, valori che si palesano anche attraverso i segni del paesaggio”.

PER CONTRASTARE LO SPOPOLAMENTO: PRESIDIO TERRITORIALE E TUTELA NORMATIVA

Al centro del convegno il tema dello spopolamento delle aree interne dei territori. Il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba intervenendo, ha posto l’attenzione sulla presenza delle banche cooperative nelle aree più disagiate, “spesso unici sportelli bancari – ha detto – nel nostro paese (in particolare, in 702 comuni”.

Il presidente di Federcasse, Augusto dell’Erba nel corso del suo intervento al convegno di Trento

L’importanza del presidio territoriale da parte delle BCC – CR e della loro tutela sotto il profilo normativo ha richiamato anche il tema della proporzionalità. Attualmente, infatti, la regolamentazione bancaria europea è caratterizzata dall’approccio “one size fits all” (una taglia unica per tutti) con un enorme aggravio da parte delle piccole banche non sistemiche (tra cui le BCC) sia sul fronte degli adempimenti amministrativi e di supervisione richiesti. Da qui, l’assiduo impegno e la presentazione delle istanze di modifica regolamentare, nelle opportune sedi europee e nazionali, da parte della Federazione Italiana delle BCC-CR, proprio a tutela della salvaguardia del modello cooperativo e mutualistico bancario.

“Non invochiamo misure di favore – ha sostenuto il presidente dell’Erba – per avere imprese di credito più lucrative, ma per fare meglio il nostro lavoro, in rispetto della nostra specificità, al servizio alla comunità”.

PER IMPRESE E FAMIGLIE LA PRESENZA TERRITORIALE E’ ANCORA IMPORTANTE

“Più che il numero di sportelli bancari, conta la capacità di interpretare il territorio”. Di questo ne è convinto il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, mentre la relazione del professore Andrea Viola dell’ Università Cattolica di Milano – Centro di ricerca sul Credito Cooperativo, ha evidenziato come famiglie e imprese hanno ancora bisogno della presenza fisica degli sportelli bancari sul territorio. “Le imprese vicine ad una BCC o Cassa Rurale hanno più facile accesso al credito, in particolare di lungo termine, ha detto il docente. Le banche di grandi dimensioni non hanno lo stesso effetto. Le banche cooperative sono molto efficaci nel servire le micro e piccole imprese, che sono quelle che hanno maggiori difficoltà di liquidità e di finanziamento”.

Il ruolo di presidio territoriale è stato il tema della tavola rotonda: “Quale modello di sviluppo per i territori fragili?”, in cui si sono confrontati – moderati da Simone Casalini, direttore responsabile del quotidiano “ilT” – il presidente di Cassa Centrale Banca, Giorgio Fracalossi, la vicepresidente di Iccrea Banca, Teresa Fiordelisi e il Capo Servizio Supervisione Bancaria 1 della Banca d’Italia, Giorgio Donato.

Da sinistra, G. Fracalossi (Cassa Centrale Banca), F. Bronch (Famiglia Cooperativa Primiero), T. Fiordelisi (Iccrea Banca),R. Felicetti ( Pastificio Pedrazzo)

“Siamo innanzitutto banche – ha sottolineato nel corso del suo intervento il presidente Fracalossi – abbiamo la responsabilità di conservare, gestire il denaro e restituirlo. Una responsabilità enorme”. In merito ai modelli organizzativi, il presidente di Cassa Centrale Banca ha detto: “Ogni banca cooperativa decide autonomamente la forma migliore per garantire il presidio del territorio, senza direttive dalla Capogruppo. Quest’ultima è stata molto importante per garantire continuità e organizzazione anche nella recente emergenza pandemica”.

Dal canto suo, la vicepresidente Fiordelisi ha affermato: “La riforma non ha inciso sulla natura delle nostre banche, è cambiata l’organizzazione. Le ragioni di economicità non vanno declinate per singolo sportello, ma guardando all’equilibrio complessivo della singola banca. La prossima sfida sarà quella di coniugare la relazione fisica col digitale, ecco perché qualche studioso parla di prossimità a distanza”.

Un bilancio positivo dei primi anni di riforma del Credito Cooperativo è arrivato dal Capo Servizio Supervisione Bancaria 1 della Banca d’Italia, Giorgio Donato che ha detto: “Avete lavorato in un contesto molto difficile. La coesione e la resilienza sono stati fattori di successo. Ora serve intercettare le nuove esigenze delle comunità locali”.

Due le esperienze di eccellenza portate all’attenzione del convegno a conferma dell’importanza di essere nel territorio e di non abbandonarlo, e nel contempo di rivendicarne l’appartenenza, sintetizzate negli interventi della presidente della Famiglia cooperativa di Primiero, Francesca Broch e dell’imprenditore del Pastificio di Pedrazzo, Riccardo Felicetti.

LA VITA NELLE AREE MONTANE, TRA AMBIENTE E DEMOGRAFIA. PUNTARE SUL DIGITALE

Clima e demografia condizionano la vita anche nelle aree montane. Per il meteorologo Luca Mercalli “qui avete prerogative anche dal punto di vista tecnologico che vi rendono un modello. In montagna si vive bene, e il telelavoro consente di sperimentare nuovi mestieri e nuove occasioni per vivere permanentemente in montagna, basta una buona connessione. Il cambiamento climatico offre quindi anche opportunità ai territori, occorre coglierle”.

Mentre Giovanna Fambri dell’Istituto di statistica della Provincia autonoma di Trento (Ispat) ha delineato lo scenario generale demografico, che vede la popolazione in Italia diminuire, con l’eccezione del Trentino e dell’Alto Adige. “L’innovazione digitale – ha sostenuto Fambri – consente di vivere anche in luoghi decentrati, ma occorre continuare a difendere e valorizzare il nostro territorio”.

Sulle sfide future per le banche cooperative, si sono mosse le conclusioni affidate al direttore generale di Federcasse, Sergio Gatti, che ha affermato: “Per le Casse Rurali e BCC la sfida per il futuro è quella di inventare un modello originale di servizio: “figital” (un po’ fisico un po’ digitale); digitale, ma con componente di accompagnamento, di comprensione delle esigenze che non può che prevedere qualche forma di presenza”.

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